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Uso del cellulare a scuola. Il divieto è oggettivamente necessario, la norma esiste già.

Sempre connessi con la rete e disconnessi dalla realtà

di Pio G. Sangiovanni

Il dibattito sull’uso dei cellulari nelle scuole, sempre all’ordine del giorno, fa segnare impennate improvvise con accesi confronti e immancabili polemiche, seguite da fasi di assopimento nelle quali la questione sembra scivolare in una specie di zona grigia di oblio. Ma si tratta soltanto di una calma apparente, infatti non mancano gli episodi di cronaca che riportano alla ribalta casi di video carpiti abusivamente e divulgati in rete, in cui i protagonisti (le vittime) sono indifferentemente studenti, docenti, dirigenti e personale scolastico più in generale. Insomma, non si salva nessuno.

Appaiono, dunque, del tutto giustificati e assolutamente condivisibili i richiami del ministro dell’Istruzione a limitare l’uso del cellulare in ambito scolastico ad una finalità esclusivamente didattica, gestita e autorizzata dal docente. Posizione ribadita più volte negli ultimi mesi e in linea con la circolare del 19 dicembre 2022 rivolta a tutte le scuole, riguardante l’uso dei telefoni cellulari e dispositivi elettronici in classe, nella quale si conferma il divieto di utilizzare i cellulari durante le lezioni, in quanto fonte di distrazione per gli studenti, di disturbo delle attività didattiche e violazione sia della privacy che delle più elementari regole di buona educazione e di rispetto degli altri (siano essi studenti o docenti).

Una posizione motivata e chiara che si basa ormai su una consolidata letteratura normativa, a partire dallo Statuto delle studentesse e degli studenti del 1998, alla circolare ministeriale n. 30 del 2007 perfettamente integrata nel quadro del Piano Nazionale Scuola Digitale e degli obiettivi della cosiddetta “cittadinanza digitale” di cui all’art. 5, L. 25 agosto 2019, n. 92 che consentiva l’utilizzo di tali dispositivi in classe, quali strumenti compensativi, in conformità al Regolamento d’istituto, con il consenso del docente, per finalità inclusive, didattiche e formative.

La norma, dunque, ha inquadrato i termini della questione, a dimostrazione del fatto che spesso le discussioni travalicano e sconfinano in territori che assumono carattere chiaramente ideologico e inutilmente polemico, dettate spesso, e bisogna prenderne atto, da un’assoluta non conoscenza della legge che invece c’è e non ammette ignoranza. Per intenderci, spesso si sentono levate di scudi che reclamano il divieto assoluto del cellulare, come se fossimo all’anno zero e non esistessero regole inequivocabili che ne definiscono ambiti di applicazione e dettagli di funzionamento.

A titolo di esempio, ho cercato la voce “regolamento d’istituto” sul sito web di una scuola calabrese e ho constatato come la materia venga trattata e circoscritta nel paragrafo “Regolamentazione dell’uso del cellulare”, dove si stabilisce a chiare lettere: «Durante le lezioni o le attività didattiche in genere non si possono usare cellulari, giochi elettronici e riproduttori di musica, se non per finalità didattiche, previo consenso del docente». Lo stesso regolamento, dopo aver ribadito il divieto assoluto di effettuare riprese video non autorizzate, contempla anche la voce “Infrazione disciplinare dell’Uso del cellulare”, prevedendo in modo graduale e proporzionato alla gravità, il sequestro del cellulare, note disciplinari e la sospensione irrogata dagli organi competenti a livello di istituto (Docenti, DS, consiglio di classe e consiglio d’Istituto).

È un esempio lampante, estensibile a tutte le scuole italiane, della serietà e correttezza dell’approccio normativo e regolamentare delle istituzioni scolastiche che hanno affrontato e normato il problema in perfetta applicazione della legge. Si tratta di prendere atto, dunque, che la legge c’è. Bisogna soltanto applicarla con rigore ed oculatezza, facendo in modo che diventi patrimonio dell’intera comunità scolastica, anche in considerazione dell’allarmante diffusione di episodi di bullismo e cyberbullismo.

Altro aspetto per nulla secondario che si estende ben oltre l’ambito didattico-disciplinare scolastico, riguarda i rischi per la salute dei ragazzi, con particolare riferimento ai danni causati dall’abuso di cellulari, tablet e altri apparecchi soprattutto nei più piccoli: “Ansia, crisi di panico, rabbia improvvisa, svenimenti, disturbi del linguaggio”, sono soltanto alcuni degli effetti collaterali che non sono affatto transitori. Rischi reali ben messi in evidenza nella relazione finale dell’indagine conoscitiva realizzata dalla 7ª Commissione permanente del Senato della Repubblica del 9 giugno 2021, con particolare riferimento ai processi di apprendimento.

Una conclusione che evoca la realizzazione di quella «dittatura perfetta» vaticinata dal romanziere e saggista Aldous Huxley oltre 60 anni fa, quando la televisione doveva ancora entrare in tutte le case e lo smartphone aveva la concretezza di un’astrazione fantascientifica: «Una prigione senza muri in cui i prigionieri non sognano di evadere. Un sistema di schiavitù nel quale, grazie al consumismo e al divertimento, gli schiavi amano la loro schiavitù».

Si tratta di uno scenario molto verosimile e inquietante che non riguarda soltanto il mondo della scuola, ma si estende alla famiglia e alla società tutta, chiamata a riflettere seriamente sull’accelerazione che tecnologie sempre più evolute e impattanti a livello psicologico, quali l’intelligenza artificiale, stanno producendo, prefigurando scenari futuri del tutto imprevedibili e per niente rassicuranti.

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